7/6/2020                            L'Adige

Partito in sordina nel 1989 con due soli atleti, il sodalizio della Città della Quercia è cresciuto in modo esponenziale
sotto la guida del maestro Pavan.
<Fisico, tattica e carattere sono gli elementi più importanti, altri, come il desiderio di mettersi in gioco e la voglia di
rivalsa, accompagnano la maturazione del ragazzo>

La società roveretana terza a livello nazionale come settore giovanile

GIUSEPPE F. D'AMATO

LAdige 20200207

 ROVERETO - Nella Città della Quercia stanno emergendo sempre più talenti. Questa volta non sono quelli degli sport più tradizionali: calcio, atletica, basket... Non questa volta. Lontano dalle luci della città, anche la boxe sta iniziando a prendere piede a Rovereto, con risultati sorprendenti e poche risorse. Il New Athletic Team si è fatto da sé puntando tutto sui propri atleti, che hanno permesso alla società roveretana di piazzarsi al terzo posto come migliore settore giovanile in Italia, 31ª su un migliaio di società a livello assoluto. Lo spiega meglio Cinzia Podbersig , la presidente: «Siamo partiti da uno scantinato e grazie all'apporto del maestro Pavan, innamorato dal pugilato, siamo riusciti a mettere le basi, partendo in sordina. Il pugilato porta con sé molti costi, dall'organizzazione degli eventi alle trasferte, senza dimenticare gli abbinamenti per i vari combattimenti. All'inizio siamo partiti con soli due pugili, cercando di dare credibilità all'ambiente. Gran merito va a Giuseppe Pavan per l'apporto che dà, è diventato formatore di tattica per i nuovi tecnici». Parole che fanno eco a quelle del direttivo, rappresentato da Raffaele Botti : «Noi del direttivo cerchiamo di approfondire gli aspetti psicologici per conoscere meglio i nostri atleti. Basta incoraggiarli o spronarli e loro prendono il volo. Non avendo un sostentamento ufficiale, ci procuriamo tutto da noi: divise, sponsor... Anche le conoscenze personali possono venirci in aiuto e mandare avanti la realtà, basta davvero poco in effetti. L'ambiente della boxe ha una componente pedagogica notevole, perché permette di andare a lavorare sul proprio carattere e sulle parti più delicate del proprio comportamento». Allenatore d'eccezione è Giuseppe Pavan , colui che nel lontano 1989 portò la nobile arte del pugilato a Rovereto. Pavan, che poco prima di Natale ha ottenuto la qualifica di Maestro di Pugilato Benemerito dalla Fpi (Federazione pugilistica italiana) per i risultati ottenuti e i trent'anni d'insegnamento, torna indietro nel tempo e analizza tutte le difficoltà iniziali nel persuadere la gente del posto ad "abbracciare" il mondo del pugilato: «Non è facile porsi davanti ad un gruppo eterogeneo: la chiave sta in una corretta suddivisione del lavoro, tenendo conto appunto del gruppo di persone che si sta allenando. Venendo dalle arti marziali, i pregiudizi che ci sono in questo sport possono essere comprensibili. Se uno vede solo il combattimento, pensa che in palestra si faccia solo ciò che si fa sul ring. Accanto al livello professionistico, la maggior parte della gente non sa che c'è un mondo dietro pieno di elementi diversi da quello che è l'agonismo. Sicurezza? Esiste e non è trascurata. Il pugilato è comunque pugilato, ma sono presenti importanti misure di tutela fisica dell'atleta. Fisico, tattica e carattere sono gli elementi più importanti di un pugile e devono coesistere. Altri, come il desiderio di mettersi in gioco e la voglia di rivalsa, accompagnano la crescita del ragazzo». Ragazzi meritevoli ce ne sono, partendo da Daniel Avancini, 21 anni, pezzo da novanta della società. Categoria elite, Avancini ha già vinto diversi incontri e si sta avviando verso il professionismo. Così come Allan Brunner, ventunenne anche lui, altro talento della Rovereto Boxe, dalle movenze di un pugile d'altri tempi. Fra le donne spicca Agnese Mabboni, anche lei poco più che ventenne, vincitrice di diversi incontri regionali e nel Triveneto. Quello che lascia il pugilato è sport, etica del lavoro, ma soprattutto lezioni di vita. Per dirla come Pavan: «Il pugilato è uno scontro tecnico tra due caratteri: è mettersi a confronto con le proprie debolezze, con le proprie paure, anche con la propria esuberanza. Significa anche confrontarsi con una persona rispettando le regole, mettersi in gioco e vedere di cosa si è capaci. Il tutto all'interno di un contesto disciplinato e tutt'altro che violento».