1/6/2020                                          L'Adige

La boxe fa un salto nel passato 

Pugilato a Rovereto si torna sul ring con esercizi di corda, potenziamento muscolare e lavoro individuale

GIUSEPPE F. D'AMATO

palestra RoveretoROVERETO Ripartenza come parola chiave, per la Rovereto Boxing Team che torna a salire sul ring in attesa di nuovi sviluppi. Se, in gergo metaforico, la pandemia aveva messo al tappeto lo sport e la nobile arte del pugilato, l'avvento della Fase 2 ha concesso un altro round alla boxe, pronta a ripartire da sé stessa, dai principi più genuini della disciplina. Parola di Raffaele Botti, dirigente del sodalizio: «I ragazzi non vedevano l'ora di ricominciare perché la passione che ci unisce è notevole: ci siamo sentiti spesso per aggiornarci sulla ripartenza, le prospettive future, ecc. Teniamo conto di tutte le difficoltà che ci limiteranno nella forma d'allenamento, ma il maestro ha fatto un lavoro che renderà ugualmente piacevole il lavoro, in attesa di sapere quando potremo riprendere l'attività a pieno regime. Siamo felici di essere qui, desideravamo tanto essere qui a praticare il nostro sport preferito. Ci mancava, oltre al fare sport, lo stare assieme, fare qualcosa che ci accomunasse, via dai problemi e dalle preoccupazioni di tutti i giorni». Sportivamente parlando, cosa può aiutare nella ripartenza? «Da punto di vista sportivo dobbiamo dire che abbiamo perso del tempo: magari alcuni ragazzi che potevano partecipare a tornei di diverso tipo adesso saranno in un'altra categoria. Sicuramente lo spirito sportivo ci aiuterà a risalire. Quello che ho notato, e che non mi è piaciuto, è la paura che si è instaurata nelle persone. Spero che non si sia instillato nei pugili, perché quando un pugile ha paura è finita. Conoscendo i ragazzi, non dovrebbe essere così. Siamo persone abituate al combattimento e affronteremo quest'esperienza». Un nuovo modo di fare boxe, con un occhio in più alla sanità e al rispetto delle regole. Lo spiega nel dettaglio il maestro Giuseppe Pavan, anche con riferimenti cinematografici: «Siamo ripartiti ed è già qualcosa. E' un nuovo modo di lavorare, ma non troppo. E' come tornare alle origini del pugilato: negli ultimi tempi, si faceva pugilato con uno sparring partner condizionato, sempre a contatto e si faceva a coppie. Era quindi impensabile tornare a fare boxe come prima e con le regole della distanza di due metri. In realtà, ripensiamo agli allenamenti di una volta, dove si curava molto la parte atletica; guardiamo un film di Rocky, ad esempio. Lavorava prevalentemente da solo. Prendendo questo modus operandi come modello, si può ancora tornare a fare questo tipo di lavoro tecnico, a scapito della tattica. Quindi sarà come tornare in una palestra degli anni Ottanta dove si faceva molta corda, potenziamento muscolare e soprattutto molto lavoro da soli. Secondo me, per un breve periodo, può essere un modo di allenarsi interessante perché ci sarà un miglioramento tecnico dei pugili. In quasi tutti i film storici sul pugilato, si può notare questo tipo di allenamento. E' stato superato, ma può essere utile. Senza dimenticare che un domani sarà importante tornare ai metodi attuali». Come si organizza un allenamento ai tempi della Fase 2? «Possiamo contare su una palestra grande, che possa concedere almeno sette metri quadrati a persona, come disciplina la Federazione. In totale possiamo far allenare massimo venticinque persone alla volta, le quali potranno beneficiare di ben più di sette metri quadrati come »spazio personale«. In tal modo, il lavoro verrà diviso in riscaldamento e mobilità articolare, lavoro sul posto imparando le tecniche a vuoto, una parte di potenziamento muscolare a corpo libero e un lavoro finale al sacco o allo specchio. Il lavoro a vuoto resta fondamentale, perché si pensa e si memorizza la tecnica come sul ring». La parola ai ragazzi, infine, per spiegare meglio le sensazioni del rientro. Le rivela il giovane Edoardo Stiz: «A casa era difficile allenarsi. I primi giorni mi allenavo ogni giorno, poi la motivazione è iniziata a calare. Allenarsi in palestra cambia tutto, perché hai molti stimoli tra compagni e allenatore, cosa che a casa non c'è. Oltre, naturalmente, a vedere gli amici dopo molto tempo. L'allenamento di lunedì scorso? Impegnativo, ma sono soddisfatto di essere qui».